Presentazione del Tema
Il Convegno-Seminario CIS 2014 sarà dedicato a
L'input per l'acquisizione di lingue seconde: strutturazione, percezione, elaborazione.
Che cos'è l'input nell'acquisizione di lingue seconde? La sua definizione pare semplice: l'input linguistico è qualsiasi elemento della lingua obiettivo disponibile all'apprendente. Approcci teorici anche tra i più diversi e divergenti tra loro convengono, tutti, sulla sua imprescindibilità: dunque, che si tratti dell'elemento che permette di risettare i parametri della Grammatica Universale o che sia la 'materia prima' alla base della 'lavorazione' di quel 'manufatto' che è l'apprendimento linguistico, l'input è in ogni teoria acquisizionalista un fattore essenziale. Tuttavia, se la sua indispensabilità è assodata, alcune questioni fondamentali restano ancora aperte: quali sono, ad esempio, le caratteristiche che permettono l'estrazione di questa 'materia prima' (percezione), che ne facilitano l'elaborazione, che assicurano la durata nel tempo del prodotto finale? E quali sono i processi che intervengono nella sua 'lavorazione'? Soprattutto, in un'ottica rivolta alla didattica, quali sono le proprietà che lo rendono una materia grezza di prima scelta (strutturazione)? Il Convegno CIS 2014 si propone di riflettere sull'acquisizione dell'italiano L2 partendo da questa prospettiva sull'input.
Nelle ricerche dedicate al tema, l'input è stato ben presto caratterizzato negli aspetti più legati alle implicazioni didattiche che legittimamente porta con sé: si è facilmente affermata l'idea, intuitivamente condivisibile, che per promuovere l'acquisizione fosse necessario (anzi, sufficiente) un input comprensibile, un input cioè 'significativo' per l'apprendente. La più recente ricerca europea ha in parte smentito tali capisaldi della teoria acquisizionalista: sfidando le difficoltà insite nel controllare e isolare questo tipo di variabile, si è aperta una nuova era nello studio dell'input, ora indagato non più in astratto, né con l'artificio di sistemi linguistici appositamente costruiti, bensì - secondo dettami metodologici 'ecologicamente' validi - misurando concretamente le proprietà quantitative e qualitative della materia linguistica effettivamente somministrata all'apprendente.
Il Convegno CIS 2014 è dedicato al tema dell'input nella triplice prospettiva della sua strutturazione, della sua percezione e della sua elaborazione (in realtà, i tre punti di vista si interrelano e si sovrappongono).
Il versante della strutturazione riguarda sia le caratteristiche del sistema linguistico in quanto tale (ad es. gli universali linguistici) sia la manipolazione dell'input da parte dell'insegnante di L2: in quest'ultimo ambito si impone ormai - a vantaggio di una didassi non impressionistica, bensì fondata e avvertita - la necessità di misurare l'efficacia dei principi di strutturazione dell'input didattico, con particolare riferimento a differenziazioni nei principi organizzativi del sillabo in ragione di fattori diversi quali ad es. i livelli di competenza degli apprendenti, i loro specifici bisogni comunicativi, il contesto e la modalità di presentazione dell'input didattico, l'intensità di esposizione, nonché la (in)disponibilità di un input extradidattico. Altrettanto importante è trovare risposte ai seguenti quesiti: quali sono gli effetti generati dalle manipolazioni dell'input a livello interazionale? E ai livelli strutturale e procedurale?
Sul secondo versante è essenziale mettere a fuoco le proprietà delle unità lessicali o morfosintattiche dell'input che ne favoriscono la percezione: anzitutto, quali sono le proprietà delle unità dell'input che inducono gli apprendenti a individuare, a fronte di una sequenza continua di foni, i loro confini, ossia a segmentare l'input? Inoltre, qual è il ruolo di fattori come per esempio la frequenza e la diffusione su diversi tipi lessicali o in diversi contesti, la pervasività di un tratto nel sistema e la ridondanza, la salienza percettiva, la trasparenza in senso interlinguistico, la prototipicità degli esemplari, la trasparenza / opacità del rapporto tra forma e funzione? Quali ricadute a livello didattico si traggono dai risultati di queste ricerche per incrementare il noticing in classe?
Infine, dal punto di vista dell'elaborazione, ci si interroga sulle modalità - messe in luce da qualsivoglia metodologia, dall'analisi dell'output alle metodologie introspettive - attraverso cui le unità segmentate vengono organizzate o immagazzinate in classi o categorie. In altre parole, quali principi di natura funzionale e quali di natura formale si manifestano nelle interlingue? Quali 'leggi' governano le sequenze acquisizionali in riferimento a tratti dell'italiano L2? O ancora, l'elaborazione appare come il risultato di un processo di memorizzazione o di generalizzazione? E ciò vale per qualsiasi unità di analisi e per qualsiasi tipo di regola strutturale? Cosa suggeriscono le strategie transitorie individuate nelle interlingue su come procede l'elaborazione? E ancora, quali modelli teorici a confronto meglio interpretano il lavorio linguistico degli apprendenti? Quali prassi didattiche lo favoriscono? Da ultimo, quali sono le implicazioni sul piano della didattica in ogni suo aspetto che scaturiscono da queste riflessioni?
Responsabilità scientifica e organizzativa
- Giuliano Bernini
- Rosella Bozzone Costa
- Luisa Fumagalli
- Chiara Ghezzi
- Roberta Grassi
- Piera Molinelli
- Monica Piantoni
- Ada Valentini